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La sindrome dell’intestino irritabile, meglio conosciuta come colite spastica o colon irritabile si presenta solitamente come un disturbo o un gonfiore
intestinale che migliora con l’evacuazione.

Viene detta anche SII o IBS dall’inglese irritable bowel syndrome, o irritable bowel disease.

Le donne ne soffrono in una percentuale doppia rispetto agli uomini e solitamente si associano a tale patologia anche emicrania, fibromialgia, depressione, cistite e ansia.

In effetti l’IBS si presenta in concomitanza di molteplici fattori che influenzano nel complesso la vita del soggetto che ne è affetto.

Stress, emotività o traumi psicologici sono il punto di origine del disturbo. Oltre a questi aspetti, c’è sicuramente una sensibilità intestinale molto soggettiva che riflette la predisposizione personale al disturbo.

Proprio per la correlazione con l’SNC, costituito dall’encefaloe dal midollo spinale, l’intestino è considerato “il secondo cervello” .

Per poter diagnosticare quindi l’IBS è consigliato fare uno screening generale della situazione del paziente, senza limitarsi al mero stato di salute ma possibilmente toccando anche la sfera personale per avere un quadro esaustivo e globale.

Come individuare questo disturbo

Gli esami diagnostici consigliati che aiutano ad individuare meglio la presenza di tale disturbo sono:

  • La Colonscopia. Che consente di esaminare l’intero colon attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile con incorporata una telecamera e con un sottile canale attraverso il quale passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie) o per asportare polipi.
  • La Tomografia computerizzata. Che riproduce immagini degli organi interni a livello dell’addome e della pelvi.
  • Il Breath test al lattosio (o test del respiro). Un esame è utile per verificare se è presente la Lattasi, ovvero l’enzima necessario per digerire gli zuccheri (lattosio) presenti nei prodotti caseari (latticini).
    Se l’enzima è assente, l’ingestione di latticini può essere la causa di sintomi tipici della Sindrome dell’Intestino Irritabile e l’eliminazione degli alimenti contenenti lattosio può risolvere i problemi.
  • Esami del sangue per la malattia celiaca. La celiachia è l’allergia o intolleranza al glutine e si può presentare con sintomi simili alla Sindrome dell’Intestino Irritabile.

Diagnosi e cura

È ovvio che la diagnosi venga fatta per esclusione, proprio perché la sintomatologia viene sovente accostata a quella delle intolleranze alimentari.

Non vi è macroscopicamente un danno organico della mucosa quanto più un malfunzionamento dell’intestino stesso. Non è strettamente associata allo sviluppo di patologie più gravi , diviene però un ostacolo alla qualità della vita del soggetto per via della cronicizzazione dei sintomi.

Al momento non vi è un farmaco che curi l’IBS, poiché dipende essenzialmente dalla tranquillità psico-fisica di chi ne soffre. Si può però limitare l’utilizzo di alcuni additivi all’interno della propria alimentazione come ad esempio i FODMAPs ( Fermentable, Oligosaccaridhes, Disaccaridhes, MonosaccaridheS and Polyols).

Si tratta di eliminare, magari momentaneamente, l’assunzione di saccaridi ( fruttosio, lattosio, fruttano e grattano) e polioli (sorbitolo, mannitolo, xilitolo, maltitolo) che nell’intestino non vengono assorbiti totalmente e dunque fermentando , creano i sintomi della IBS.

L’aiuto della nutraceutica

Attualmente la nutraceutica offre l’alternativa valida alla cura e prevenzione della IBS attraverso l’utilizzo dei probiotici. Solitamente chi soffre di colon irritabile presenta una alterazione della barriera intestinale, un disequilibrio tra le popolazioni batteriche che vivono nel nostro intestino.

Gli studi dimostrano che, considerando la diversa tipologia dei sintomi che emergono in ogni individuo, l’utilizzo di alcuni ceppi batterici quali i bifidobatteri ed i lattobacilli determina un miglioramento della sintomatologia, dei dolori addominali e sulla flatulenza. È quantificata la riduzione del rischio di persistenza dei sintomi pari al 21%.

È raccomandato il consumo di proibitici oggi venduti in molteplici formati: capsule, bustine e prodotti caseari. A tal proposito ulteriori studi dimostrano che la somministrazione di lattobacilli e bifidobatteri trenta minuti prima del pasto attraverso un veicolo “grasso” che migliora decisamente la sopravvivenza di questi batteri nel tratto gastrointestinale.

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