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Tra i primi bisogni dell’essere umano per sopravvivere vi è il cibo. Saziare il senso di fame con l’introduzione di sostanze nutritive nell’organismo è la risposta fisiologica che permette la prosecuzione della vita.
A. Maslow

Il cibo, fra bisogno e desiderio
Mangiare è un rito quotidiano, fondamentale per la sopravvivenza. Ma non rappresenta soltanto un’azione naturale per soddisfare lo stimolo biologico.
Il concetto di alimentazione infatti ha una natura multifattoriale e coinvolge anche la dimensione cognitiva, emozionale, psicologica, culturale e sociale. Per cui, la stessa relazione che ognuno di noi ha con il cibo e che forma le nostre abitudini alimentari, viene fortemente influenzata dalla complessa interazione di questi fattori.
Come abbiamo appena compreso, il rapporto che tendiamo a instaurare con il cibo, dipende spesso dagli stimoli esterni e dalle emozioni generate dalla nostra vita quotidiana.
Il cibo è dunque strettamente legato ai nostri comportamenti, ai nostri sentimenti e alle nostre emozioni e capita più spesso di quel che crediamo di rispondere inconsapevolmente ad esse.
Quando il cibo si trasforma in uno strumento in grado di soddisfare un bisogno non più fisiologico ma emotivo, parliamo di fame emozionale.
Fame emozionale e Comfort Food
La fame emozionale è un fenomeno molto diffuso, che non colpisce soltanto chi soffre di disturbi alimentari e risulta facilmente distinguibile dalla fame fisica se ci fermiamo ad ascoltare e a cogliere il senso dei nostri bisogni.
La fame fisica rappresenta infatti un esigenza graduale, che ci permette di scegliere e di controllare facilmente ciò che ingeriamo. E il cui meccanismo di regolazione è localizzato nell’ipotalamo, dove troviamo il Centro della fame e il Centro della sazietà, entrambi attivati da stimoli propriocettivi.
La fame emotiva, al contrario, rappresenta un desiderio urgente, che non soddisfa, che spinge a mangiare in modo eccessivo, sregolato e si rivolge a cibi specifici.
I comfort foods, nonché i cibi di conforto, rappresentano qualunque pietanza o bevanda a cui si ricorre per ottenere sollievo immediato, sicurezza o ricompensa.
Essi, prendono il loro nome per via della funzione che svolgono.
Il loro consumo, infatti, evoca uno stato psicologicamente confortevole e piacevole, dato dalla secrezione di particolari ormoni, quali serotonina, dopamina, endorfine, che agiscono direttamente sul nostro sistema nervoso attraverso i neurotrasmettitori.
Qualunque cibo potenzialmente può essere ritenuto un comfort food.
E’ pur vero che il più delle volte la scelta ricade sui cibi più appetibili, zuccherini e ricchi di grassi idrogenati, ma altrettanto spesso, vengono preferiti alimenti che riportano alla mente un piacevole ricordo d’infanzia, facendo prevalere il legame affettivo piuttosto che il sapore.
Comfort food come valvola di sfogo
Concederci, di tanto in tanto, il nostro comfort food, non è sbagliato, anzi! Lo è, permettere che diventi un automatismo inconscio. Dobbiamo renderci conto che se il consumo di un comfort food non risulta episodico, ma diventa un’abitudine e la nostra relazione con il cibo si trasforma in un’occasione per esprimere ciò che sentiamo, tutto ciò può rivelarsi un grande pericolo per la nostra salute e per la nostre psiche. Mangiare per ragioni emotive o in relazione a stati emotivi, sono il segno evidente che qualcosa dentro di noi non è in equilibrio e che dobbiamo fermarci a osservare la nostra vita.
Spesso, tutto ciò avviene per via della nostra inconsapevolezza ed ignoranza emotiva. Il più delle volte, infatti, non siamo capaci di ascoltarci, di riconoscere le nostre fragilità e anziché esprimere ciò che sentiamo in modo fluido e funzionale o concederci semplicemente la possibilità di vivere serenamente, finiamo per rispondere alle emozioni in modo abnorme. Ma tentare di sopprimere un’esperienza emotiva con il cibo non è la soluzione, ma, al contrario, porterà soltanto ad “aumentare” l’esperienza emotiva che stiamo cercando di attenuare, instaurando in noi un vero e proprio circolo vizioso.

La consapevolezza emotiva.
Vivere le emozioni non è sempre semplice e può capitare di rifugiarsi erroneamente nel cibo per trovare gratificazione immediata.
Imparare a riconoscere le emozioni che ci attraversano. Darci il permesso di viverle, concederci il tempo di attraversarle, ci consentirà di sviluppare la capacità di tollerare le situazioni sgradevoli alla quali inevitabilmente la vita ci espone. E di divenire più consapevoli di ciò che ci spinge a mangiare. Ogni emozione costituisce per noi un messaggio unico. In grado di aiutarci a comprendere meglio chi siamo, cosa stiamo vivendo e cosa c’è eventualmente da cambiare nella nostra vita.
Migliorare il livello di consapevolezza emotiva ci consentirà di instaurare un sano rapporto con il cibo, ma anche di:
- Acquisire maggiore controllo e una gestione più funzionale delle situazioni emotive spiacevoli. Impedendo ad esse di ingabbiarci in vere e proprie dipendenze patologiche dal comfort food;
- Uscire dal circolo vizioso della fame emotiva;
- Cominciare a coltivare uno stile di vita improntato alla ricerca del benessere psicofisico.
Impariamo ad ascoltarci… Iniziamo un lavoro introspettivo al fine di cogliere il senso dei nostri bisogni e ritrovare la giusta armonia tra corpo, mente e spirito. Divenire consapevoli che la mente e le nostre emozioni sono alla base di tutto, rappresenta il primo passo per ritrovare la gioia, l’entusiasmo e l’equilibrio psicofisico.
“Sii consapevole, cosciente delle tue motivazioni interiori, del tuo destino interiore. Non perderlo mai di vista. Sii felice e consapevole!“
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